segunda-feira, 4 de outubro de 2010
CREATIVITÀ E GENIO - A cura di Antonello Pizzi
CREATIVITÀ E GENIO
Creativi non si nasce. La creatività va coltivata ed innaffiata regolarmente con nuove idee. Leonardo da Vinci
Intelligenza e creatività sono facoltà interrelate ma distinte.
L’intelligenza è la capacità di organizzare ed elaborare una larga quantità di dati, favorisce lo sviluppo del potenziale creativo, ma non si identifica con esso: un QI elevato non garantisce la creatività. Una significativa capacità di dedurre secondo leggi della logica e della matematica crea dei pensatori disciplinati ma non necessariamente delle persone creative, avere talento non vuol dire avere genio.
Se si concepisce l’intelligenza come un costrutto i cui contorni sono delineati interamente dagli strumenti di misura utilizzati nelle ricerche empiriche, cioè se viene misurata come l’insieme delle capacità che contribuiscono a favorire risposte corrette a quesiti di natura verbale o logico-matematica, allora dobbiamo concepire la creatività come separata dall’intelligenza. Fornire risposte corrette a quesiti che richiedono conoscenze estese e l’applicazione di regole e formule, esclude l’uso di capacità che si basano sull’innovazione.
È pur vero che individui creativi in campo artistico, scientifico, matematico e letterario tendono a riportare un punteggio elevato nei test di intelligenza generale.
È infatti peculiarità di molti creativi quella di essere capaci di osservare aspetti della realtà che i normali, anche dotati sul piano dell’intelligenza, non considerano.
L’intelligente risolve cento problemi nel presente, il creativo può aprire una via che porta alla risoluzione di mille problemi, presenti e futuri.
La creatività non consiste quindi nella capacità di risolvere i problemi (problem solving), facoltà che attiene alla sfera dell’intelligenza; il creativo è indirizzato alla individuazione di problemi (problem finding) piuttosto che alla semplice soluzione degli stessi, cosa che richiede un ventaglio articolato di interessi ed obiettivi, unitamente ad un investimento immaginativo superiore.
Essa prevede il criterio di novità rispetto ad una tradizione e di fruibilità da parte di un pubblico dell’idea o oggetto. Innovare significa sottrarre spazio alla tradizione e per fare ciò, distruggere parte di quanto era dato per certo fino ad allora.
Per essere creativi è utile orientare la propria attenzione sullo sviluppo dei propri talenti. Grazie ad essi possiamo dare una svolta originale alla nostra vita. Spesso alcune persone tendono a imitare qualcuno, invece di chiedersi: “quali sono i miei talenti?”. È relativamente facile imitare qualcuno che ha già raggiunto una certa bravura, mentre è difficile capire quali sono le proprie attitudini, inclinazioni, risorse. Le persone creative tendono ad ascoltarsi, ad osservare dove si orienta la loro mente, a percepire quali risonanze avvertono in sé stesse in risposta agli stimoli che giungono dall’esterno.
Sono disposte a saggiare le varie dimensioni dell’intelligenza con l’impegno di portare le proprie potenzialità a piena maturazione. Si tratta di un impegno continuo, perché il percorso di perfezionamento delle proprie potenzialità non ha fine. La persona creativa desidera fare della propria vita un’opera d’arte.
Lo studio della creatività in epoca moderna si è dedicato allo sviluppo di strumenti atti a misurare quelle qualità che direttamente favoriscono o permettono l’espressione del proprio potenziale creativo. Un gran numero di metodi è utilizzato a tal fine, con risultati variabili e poco riproducibili. Un problema di non poco conto nella ricerca sulla creatività è la mancanza di test adeguati per la misurazione delle capacità creative, analoghi a quelli utilizzati nella ricerca sull’intelligenza. Molti test sviluppati a tale scopo hanno mostrato un’affidabilità e una specificità molto modeste.
La psicologia della scrittura ci offre indicazioni importanti per individuare con buona precisione le potenzialità creative.
La premessa è un buon grado di organizzazione della scrittura, quindi un tracciato tonico (Tonica-Robusta), che realizza un disegno coerente (Uguale), volto alla creazione di senso (Estetica).
La fiducia in sé
Aver fede nella propria creatività significa aver fiducia nelle proprie risorse (Fluida). Il ductus, la conduzione della penna, si risolve in un filo grafico dal flusso bioenergetico sciolto, scorrevole; chi scrive si lascia assorbire da ciò che fa, ci crede, nutre sentimenti di autoefficacia ed ha una buona accettazione di sé.
La fluidità è data dal dinamismo orizzontale (se non c’è dinamismo orizzontale non c’è fluidità, Marchesan, Psicologia della scrittura, p. 262); essa è riscontrabile nelle tendenziali tre larghezze che si fondono nella melodia cinetica di una scrittura tendenzialmente Legata, Scattante, Divaricata, Contorta: F = 3L + LSDC, segni che si svolgono sul rigo centrale, sul piano orizzontale, piano della razionalità.
La materia grigia
In una scrittura Slegata, Piatta alla base, Ritornante, Parallela negli assi, i processi cognitivi sono prodotti sequenzialmente, non operano in simultanea; il soggetto, più che non vedere la soluzione, non vede il problema.
I segni Legata, Scattante, Divaricata, Contorta (o una significativa presenza di essi) agevolano l’organizzazione e l’integrazione delle percezioni, sono legati alle aree di associazione del cervello, coinvolgono più di un sistema sensoriale, coordinano apprendimento, memoria e pensiero, i processi cognitivi sono così prodotti contemporaneamente e favoriscono un approccio olistico, la tendenza a cogliere insiemi complessi.
Il segno Legata è la rete di connessione, Contorta il “motore di ricerca”, Scattante la possibilità di raggiungere un ampio numero di dati distribuiti in più aree distanti tra loro, Divaricata il filtro selettivo che discerne i dati utili, sceverandoli da quelli superflui, non contestuali.
Quanto più questi si snodano in un gioco plastico, tanto più la scrittura è Fluida.
Ma, come già visto, una pronta intelligenza non è sufficiente per il successo in ambito creativo.
L’originalità
La creazione è tanto distruzione quanto costruzione.
L’affermazione di Jung, rapportata al contesto di nostro interesse, significa che è indice di creatività quella scrittura che una volta acquisita la padronanza del modello, ne reinventa gli elementi compositivi per ricomporli con forme nuove, per risimbolizzarli.
Quanto più è ricca l’apertura agli stimoli, l’articolazione degli interessi, l’espansione in orizzontale (3L) e in verticale (Svettante e Radicata), quanto più la dialettica dei segni LSDC è interattiva, tanto più la scrittura non sarà solo Fluida, ma anche Antimodello, e probabilmente anche Variabile ed Ingegnosa, tre segni cardine della creatività.
L’Antimodello positivo è segno di superamento delle convenzioni, di anticonformismo, di eclettismo creativo quando, pur distaccandosi dal modello originario, conserva estetica e leggibilità.
Il creativo è insofferente per la norma e le costrizioni, il suo desiderio di superare i limiti del già noto lo pone talvolta in contrasto con la società; in un forte Antimodello, oltre gli 85 cg., Fluido, Rapido, Movimentato, con scatti improvvisi, dimensione fluttuante delle lettere, ricci che si estendono in diverse direzioni, si ha la coesistenza di aspetti poco conciliabili: spontaneità, spirito libero, intuitività, flessibilità mentale e comportamentale, indipendenza nei comportamenti e negli atteggiamenti, tolleranza, ma anche dominanza, introversione, socievolezza unita a tratti di antisocialità, radicalismo nei giudizi, rifiuto delle costrizioni, tratti di instabilità e di impulsività, disordine, ribellione, egocentricismo, oppositività, ecc.
Un antimodello estremo perde in chiarezza e leggibilità, quindi parla solo a sé stesso, oppure è dato da forme pretenziosamente manierististiche, forzatamente originali, si parla allora di eccentricità (Estrosa) che prevede ovvi tratti di conflittualità.
Sul lato opposto, la conservazione in età adulta del modello calligrafico, è indice di adattamento alle convenzioni sociali e limita l’espressione della creatività. Naturalmente la scrittura molto accurata e soprattutto la scrittura compassata sono di persone che hanno difficoltà a prendere iniziative al di fuori di quanto è stabilito e accettato, sono cioè esecutori e non innovatori.
Ma anche l’eccesso di razionalità può essere di impedimento: un’intelligenza troppo sviluppata può inibire le risorse interiori dell’individuo poiché la sua autocritica diventa troppo rigida (ad es. micrografia, con tre larghezze, Contorta, allunghi poco sviluppati - indice di concentrazione sulla razionalità, contenuta espansione emotiva data da occhielli chiusi, assenza di filetti, parallelismo assiale, ecc.), o perché egli impara troppo presto ciò che l’ambiente gli offre, diventando così costretto entro i limiti della tradizione.
Il senso estetico
L’estetica è condizione necessaria ad un Antimodello funzionale. Ma cosa significa estetica?
L’“estetica” deve essere nel campo della sensibilità e del sentimento quello che la logica è nell’ambito del pensiero; per questo si chiama anche “logica della sensibilità”.
Ha quindi a che vedere con la percezione, processo attraverso il quale il cervello riceve ed elabora le informazioni sensoriali provenienti dal mondo esterno e le traduce in informazioni più complesse che mette a disposizione delle funzioni cognitive superiori. I processi percettivi consistono in un’efficace rappresentazione della realtà, nella capacità di combinare e fondere percezioni diverse in un’unità armonica e coerente, in modo consapevole e controllato.
Il sistema cinesico comprende l’insieme dei movimenti del corpo, del volto e degli occhi; i nostri movimenti non sono solo strumenti per compiere certe azioni ma implicano anche la produzione e la trasmissione di significati, come la scrittura. Quindi, il sistema cinesico è in essa espresso dal filo grafico nero.
Il sistema prossemico e aptico attengono alla percezione, all’organizzazione e all’uso dello spazio; nella scrittura è dato dallo spazio tra lettere, tra parole, dall’interrigo e dai margini, segni che registrano il rapporto, l’interazione bianco-nero, l’interazione individuo-ambiente.
Il mondo visivo che in ogni istante ci troviamo davanti quando apriamo gli occhi - i colori, le forme, i movimenti e le qualità espressive degli oggetti - non è la semplice copia o il rispecchiamento del mondo fisico, che ci circonda. Esso è anche il risultato dell’attività costruttiva del sistema visivo che, attraverso una complessa catena di operazioni, elabora, trasforma e organizza i messaggi sensoriali in entrata.
L’uomo estetico cerca di realizzare, in sé e in altri, l’equilibrio e l’armonia dei sentimenti; in base a questo bisogno egli conforma il proprio sentimento della vita e le visioni del mondo, e la sua valutazione della realtà dipende dalla misura in cui quest’ultima garantisce le condizioni di una tale esistenza.
L’intuito e l’io eclettico
L’occhiello rappresenta l’Io; il tracciato dell’occhiello segna il confine tra Io e non-Io, tra realtà interna e realtà esterna.
L’ampiezza in senso orizzontale dell’occhiello è proporzionale allo spazio-tempo dedicato al pensiero.
L’occhiello stretto, a occhio di lince, è di chi ha l’intuizione fulminea, irrazionale; l’occhiello tondo dà l’elaborazione razionale, lo studio e l’approfondimento, l’occhiello dilatato l’iperelaborazione, l’incubazione, la sedimentazione nella dimensione della fantasticheria.
Sono auspicabili un po’ del primo tipo, molti del secondo, qualcuno del terzo. Il primo coglie l’idea, il secondo ci riflette sopra, il terzo la lascia fermentare.
Le prime due fasi richiedono un lavoro attivo, la terza uno passivo.
Un Io eclettico possiede tutti e tre; questi, se copresenti, formano l’Occhiello Variamente Angoloso (OVA), indice di intelligenza sociale, di plasticità comportamentale.
L’occhiello forma la prima delle tre larghezze (3L = Larga di lettere, Interlettera larga, Larga tra parole), ma non a caso più sopra si è parlato di “tendenziali” tre larghezze; infatti, quando queste sono presenti con costanza matematica, aggiungono qualcosa alla razionalità, ma sottraggono qualcosa alla variabilità e all’intuito.
La capacità di prendere decisioni intuitive data dall’occhiello stretto è un ingrediente fondamentale della creatività. Intuire significa rinunciare al controllo della mente razionale e fidarsi della visione dell’inconscio.
Per prendere la decisione giusta occorre aggiungerci i propri sentimenti e le proprie reazioni viscerali: i primi sono dati dalle aperture degli occhielli, i secondi dalla tendenza all’angolosità alla loro base, tipica degli occhielli stretti.
“Gli occhielli scoperti sono proiezione di una straordinaria capacità di assaporamento gustosissimo e quindi di una straordinaria situazione psicologica che rende molto attiva la fantasia in senso contemplativo, riducendo alquanto la dinamicità; essi hanno anche l’effetto di avviare la personalità ad attività intellettuali non tecniche.”
L’apertura a sinistra, verso l’origine, attiva una sensibilità a temi dai contenuti esistenziali, metafisici.
L’apertura in alto, verso il cielo, dischiude all’ispirazione creativa, all’illuminazione, alle soluzioni che emergono dal nulla, il lampo di genio che s’accende all’improvviso, l’eureka!
L’apertura a destra, verso l’altro da sé, stimola sollecitazioni sensoriali a tutto tondo.
Fantasia e fantasticheria
La fantasia è un’attività della mente umana volta a creare in modo produttivo un mondo diverso da quello in cui ci troviamo a vivere.
La fantasticheria è un’attività oniroide della mente umana volta a creare un mondo astratto diverso da quello in cui ci troviamo a vivere, per compensare, in modo controproducente, un mondo che non ci piace.
La fantasia arricchisce il mondo, la fantasticheria apporta qualcosa solo se si integra con la fantasia.
Si riscontra quest’ultima nell’occhiello dilatato e nelle asole super e sub-dilatate. La maggiore ampiezza ed estensione di tracciato rispetto al modello calligrafico comporta dispersione di tempo ed energia.
L’occhiello dilatato si colloca nell’area della razionalità, è oggi molto frequente e sta diventando un dato fisso nella scrittura degli adolescenti, e non solo (al proposito, è interessante notare che prima della seconda guerra mondiale, allorché la preoccupazione principale era ancora riempire il piatto per sera, gli occhielli erano pressoché tutti stretti, solo intuitivi, istintivi).
Le superdilatazioni si svolgono nelle asole delle lettere b, f, h, l, attengono all’iperuranio, sono fughe dalla realtà di chi si sgancia dal pianeta terra, e, se l’allungo superiore (Svettante) non è controbilanciato da una pari estensione dell’allungo inferiore (Radicata), si risolvono in fantasticheria improduttiva.
Le subdilatazioni si svolgono nelle asole della lettera g, nell’area inferiore dove si svolge il trinomio money, power, and sex; sono quindi fantasticherie di onnipotenza la cui entità è direttamente proporzionale alla loro ampiezza, all’estensione degli allunghi inferiori e alla pressione del filetto. Possono essere compensative di sentimenti di inferiorità di una scrittura molto piccola, sottile, con interlettera larga, oppure possono inflazionare l’egoicità - e l’egoismo - di una scrittura grande, premuta, con interlettera stretta.
Le dilatazioni, le fantasticherie possono avere una valenza positiva se numericamente contenute, perché arricchiscono la variabilità, e se presenti in una scrittura Fluida, Antimodello, Estetica, quindi quando si integrano con la fantasia.
Nei momenti in cui fantastichiamo, quando non stiamo a pensare a nulla di particolare, siamo più aperti alle intuizioni dell’inconscio. Ecco perché le fantasticherie sono tanto utili nella ricerca della creatività.
Il visionario
Chi ha fiducia nelle proprie risorse (Fluida), è assertivo (buona pressione), ha tratti di originalità (Antimodello) e senso estetico (Estetica), vede i problemi da più angolazioni (Variabile), escogita strategie insolite (Ingegnosa), coglie il nuovo al volo (occhiello stretto), lo studia (occhiello largo), ci medita sopra (occhiello dilatato), lo confronta con ciò che è altro da sé (Interlettera larga), lo valuta inserendolo in una visione prospettica (Larga tra parole), si apre a più dimensioni (occhielli aperti), ha aspirazioni, iniziativa, è attratto da novità e cambiamenti, ha un sano spirito competitivo (Ascendente), è un visionario, vede oltre ed è in grado di tracciare tendenze.
Essere creativi implica produrre qualcosa di innovativo, che appaia utile o rispondente a un bisogno condiviso e che ottenga il pubblico consenso.
Ciò richiede la traduzione dell’intuizione in atto creativo: trasformare l’illuminazione in realtà concreta in modo da renderla strumento utile, bene sociale, quindi, per fare centro occorre il senso pratico e operativo (Radicata), infatti “l’uomo con un’idea nuova è un matto finche la sua idea non ha successo” (Mark Twain).
Il genio
Il genio è poco più che la facoltà di percepire in un modo inconsueto.
William James
Il genio è un per cento ispirazione e novantanove per cento sudore.
Thomas Alvar Edison
La radice etimologica del termine “genio” è analoga a quella del verbo “generare”. Il genio è colui che “genera”, crea una nuova vita.
La persona intellettualmente dotata è competente nel trovare soluzioni note a tutti ma in modo rapido ed efficace. Ha un intelligenza detta convergente perché converge verso soluzioni note.
Il genio è altamente creativo, produce manifestazioni del pensiero nuove, originali, cui nessuno aveva pensato in precedenza. Ha un’intelligenza divergente perché, partendo da regole comuni, evolve ed approda a soluzioni inedite.
Le biografie di persone considerate universalmente geni rivelano, oltre all’alta autostima, all’elevata intelligenza, all’avversione per schemi e dogmi tradizionali, anche ampiezza di interessi, metodo, perseveranza.
Il genio è una persona particolarmente dotata per una forma specifica di intelligenza, come per esempio la musica, le lettere, la pittura, l’espressione corporea? In questo caso daremmo ragione ad una teoria multipla dell’intelligenza (il riferimento qui è alla teoria di Howard Gardner). Oppure il genio è una persona eccezionale che è superiore agli altri in tutti o quasi tutte le forme più alte di funzionamento della mente? In questo secondo caso daremmo ragione ad una teoria unitaria dell’intelligenza .
Per il senso comune il genio ha dei caratteri propri: quando è folgorante, intuitivo, spontaneo, è il ‘genio allo stato selvaggio’. Se calmo, sereno, perseverante, è il ‘genio laborioso’. Può essere anche profondamente asociale, con atteggiamenti esistenziali che tendono all’isolamento, all’ascetismo, all’autoemarginazione. Per la maggioranza, il genio è un essere curioso, un originale, insomma, un folle.
“Colpisce constatare la grandissima attitudine al lavoro e alla perseveranza della maggior parte dei geni creatori e degli esseri d’eccezione.[…] Questo tipo di autocontrollo non si può raggiungere se non a seguito di una considerevole volontà interiore, conferma dell’energia dell’autore-creatore. Michelangelo, Cocteau, Leonardo da Vinci, Beethoven, Flaubert o Valery furono gli instancabili artigiani delle loro opere geniali, vincolati al loro impegno come a una missione divina che esige dal suo autore una dedizione assoluta, anche le energie più recondite del suo essere” .
In sintesi, possiamo dire che la genialità è data dalla combinazione di abilità intellettive notevoli e di particolari caratteristiche di personalità.
Marchesan ravvisa queste caratteristiche nella scrittura Movimentata, ossia Fluida, con gioco LSDC estremamente vitale, Antimodello, Variabile, Ingegnosa, con dinamismo anarcoide, grandezze fluttuanti e scatti improvvisi, ma che mantiene un’insieme estetico (se lo perde la scrittura è Agitata ), proiezione di iperattivismo cinetico e mentale, quasi incontenibile: “una variabilità che ha un che di sconvolgente. […] Si tratta di una qualità psicologica che, nel caso il soggetto si dedichi a un’attività che gli sia congeniale, determina una fecondità di idee, di iniziative e di realizzazioni non comuni, in aspetto geniale.”
A volte il movimento prevale così tanto sulla forma che la tendenza anarcoide sconfina nell’anarchia e genera tratti di disordine, di entropia, di pluristile. (Disordinata).
Se la Disordinata è in espressione contenuta e sono presenti i segni che consentono un congruo esame di realtà (Legata: tenuta del tessuto connettivo, delle sinapsi, dei legami affettivi, Divaricata: la lucidità, Larga tra parole: il senso di responsabilità, Radicata: il punto d’ancoraggio alla realtà) essa reca in sé un tratto “genialoide”. Ci conforta Seneca: “non è mai esistito un genio senza un poco di pazzia”; è il caso della scrittura di Beethoven e di Picasso.
Ludwig Van Beethoven
Pablo Picasso
Metodo, perseveranza e perseverazione
Il genio non è sempre sregolatezza; oltre ad autostima, abilità cognitive, spirito d’innovazione, esploratività, curiosità e versatilità, può essere caratterizzato da metodo, senso di responsabilità, capacità di pianificazione e chiara cognizione degli obiettivi che intende perseguire (Accurata, Chiara, Larga tra parole), attaccamento alla propria attività, perseveranza, ossia dall’insieme di costanza , continuità e tenacia (Rigo retto: costanza tensiva, Legata: continuità operativa, Occhielli angolosi in alto: tenacia ideologica).
Non di rado, a metodo e perseveranza si aggiunge la perseverazione, la monomania, l’idealizzazione, la fissazione, ossia la tendenza a reiterare in modo compulsivo pensieri e azioni, ad investire e concentrare ossessivamente tempo ed energie su determinati temi e progetti (ricci fissazione, r, s, v, z pressoché sistematicamente più alte delle altre lettere, Occhioni: occhielli più grandi delle altre lettere, tagli t alti e ascendenti, scrittura eccessivamente ascendente, segni non previsti dal modello che tendono a ripetersi. Di tutti questi è importante considerare estensione, frequenza e pressione).
Albert Einstein
Thomas Edison
Le sfide della povertà globale, della sofferenza della guerra, il bisogno di energie alternative, ogni aspetto del nostro futuro dipende dalle menti creative. È imperativo educare i nostri figli a sviluppare il loro potenziale creativo.
Abby Connors
Antonello Pizzi
Bibliografia
Brenot P., Geni da legare. Piccole stranezze e grandi ossessioni delle più eccelse menti della storia, Piemme, Casale Monferrato 2002.
Cornoldi C., L’intelligenza, Il Mulino, Bologna 2007.
Goleman. D., Ray M., Kaufman P., Lo spirito creativo, Rizzoli, Milano 1999.
Heidegger M., Nietzsche, Adelphi, Milano 1994.
Kanisza G, Grammatica del vedere. Saggi su percezione e Gestalt, Il Mulino, Bologna 1980.
Jung C.G., Opere, Boringhieri, Torino 1985.
Legrenzi P., La fantasia. I nostri mondi paralleli, Il Mulino, Bologna 2010.
Lucignani G., Pinotti A. (a cura), Immagini della mente. Neuroscienze, arte, filosofia, Raffaello Cortina, Milano 2007.
Maninchedda L., Il carattere distruttivo. Analisi attraverso la Psicologia della Scrittura, CE.S.RI.P.A, Milano 1985.
Marchesan M., Psicologia della scrittura. Segni e tendenze (1961), VI ediz., Istituto di Indagini Psicologiche, Milano 1993.
Pizzi A., Psicologia della scrittura. Interpretazione grafologica di segni e tendenze del linguaggio scritto, Armando, Roma 2007.
Webgrafia
Portali dedicati a teorie e pratiche della creatività:
creativity-portal.com
nuovoeutile.it
creativityatwork.com
1000ventures.com (spiega come imparare ad essere più creativi)
enchantedmind.com (test di creatività)
www.schizophreniaproject.org/creativity/crea-home
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